Cosa è il movimento Fridays For Future?
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Analisi del movimento fra politiche e contraddizioni
Il movimento Fridays For Future, che in Italia troviamo spesso tradotto come Venerdì per il Futuro, è un movimento a sostegno del clima. Nasce con l'intento di sensibilizzare sulla tematica del cambiamento climatico. Il movimento è nato a Stoccolma, a promuoverlo dapprima in solitaria e poi via via con un seguito sempre maggiore è stata Greta Thunberg. La piccola attivista svedese ha ideato la protesta nell'agosto 2018. Era venerdì 20 agosto 2018 quando si piazzò fuori dal Riksdag, il Parlamento svedese, con il suo cartellone arrecante la scritta Skolstrejk för klimatet, che significava sciopero scolastico per il clima. Il suo gesto ha destato molto clamore, non solo in Svezia, ma via via in tutto il mondo. Ecco che la sua idea di non andare il venerdì a scuola per smuovere il Governo a fare qualcosa di concreto per ridurre le emissioni di anidride carbonica ha avuto un'eco notevole.

Sono milioni gli studenti che hanno aderito al movimento Fridays For Future che vede Greta come la coordinatrice, la promotrice numero 1. Ma non si tratta di un movimento organizzato in cui si riconosce un solo leader. Gli scioperi, così come accade in Italia, sono stati organizzati da gruppi di cittadini.
L'opinione pubblica, tuttavia, non si è dimostrata unanime nel sostenere questo movimento, infatti alcuni politici e diversi quotidiani, hanno stigmatizzato l'iniziativa bollandola come pretestuosa con l'intento di non frequentare la scuola, rimarcando anche le distanza sull'effettiva emergenza climatica.

Ma cosa chiedono gli attivisti con i Venerdì per il Futuro?
Il nostro pianeta sta soffrendo a causa dello scioglimento dei ghiacciai, gli incendi e un numero crescente di animali a rischio estinzione. La Terra sta cioè diventando un posto inospitale per qualsiasi essere vivente e la causa siamo noi, il nostro modo di vivere che sta diventando sempre più insostenibile. Ecco che gli scioperi Fridays For Future chiedono dei provvedimenti repentini, quanto più immediati possibile per raggiungere il livello di emissioni 0 nel mondo entro il 2050 per evitare un ulteriore aumento della temperatura media globale che potrebbe causare dei danni irreparabili.

Questi cambiamenti repentini dovrebbero riguardare quindi i sistemi di produzione di cibo e di energia, ma anche la gestione dei trasporti e dei rifiuti. Ognuno nel proprio piccolo può fare la differenza muovendosi più a piedi o con i mezzi pubblici o riducendo il consumo di plastica per esempio, ma se giovani e meno giovani di tutto il mondo stanno alzando la voce è perché c'è bisogno di interventi di più ampia portata per ottenere un cambiamento significativo nel futuro.

Resta il fatto, tuttavia, che questo movimento così come le iniziative di Greta, sembrano focalizzate sui paesi occidentali, paesi che negli ultimi decenni hanno attivato politiche attive e concrete in difesa dell'ambiente, ignorando altri paesi come quelli del terzo mondo e soprattutto quelli asiatici che, al contrario, fanno ben poco.
Basti pensare che i soli paesi asiatici riversano in mare circa il 90% delle plastiche mondiali e che la Cina (che non ha un sistema di regole democratiche) resta il più grande produttore di gas CFC, avendo peraltro programmato, nei prossimi decenni, la costruzione di 155 nuove centrali a carbone. In questo contesto frammentato, i nostri sacrifici e le nostre attenzioni, dati alla mano, potrebbero non riuscire a salvare il pianeta.

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Tag: Clima  


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