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Il coraggio della paura
In un grande regno che si estendeva a Sud, là dove il Grande Fiume scorre attraverso la giungla, c’era una volta un Re che aveva un unico figlio di nome Samba.
Questo ragazzo crebbe e divenne un principe bello e simpatico che, però, aveva una gran debolezza: infatti aveva paura di tutto! Quando era ancora ragazzo e scappava se sentiva barrire un elefante o vedeva un leoncino appena nato, la gente diceva:
E’ ancora un bambino. Tutto cambierà dopo la festa che faremo per celebrarne la maggiore età, quando il Re lo dichiarerà suo erede e lo farà diventare comandante in capo all’esercito.
Giunse quel giorno e ognuno sperò che il principe Samba si sarebbe fatto onore perché sovrastava di mezza testa tutti gli altri giovani ed aveva un aspetto ancor più nobile e maestoso di suo padre. Il popolo esclamò:
Ora saremo sicuri! Quando i briganti neri verranno dalle giungle del Sud il principe Samba ci difenderà e li farà ritornare a casa loro.
Ma quando i briganti neri giunsero per davvero, il principe Samba si rese irreperibile. Per respingerli il vecchio Re dovette cavalcare personalmente in testa ai suoi guerrieri e quando, dopo pochi giorni, il principe Samba si fece vivo, raccontò una storiella circa un leone che egli avrebbe inseguito fino alla sua tana, ma nessuno gli credette.
Cominciarono a chiamarlo Samba il Pauroso e in breve tempo gli resero la vita così insopportabile che una mattina il principe si alzò di buon ora, sellò il miglior cavallo delle scuderie di suo padre e si diresse verso Nord in cerca di un paese dove la guerra fosse sconosciuta.
Viaggiò e viaggiò, tremando per la paura degli animali selvaggi che di notte ruggiscono nella giungla e degli uomini malvagi che cavalcano nel deserto in cerca di avventure, finché giunse ad una vasta città che sorgeva oltre il Grande Fiume.
Quando Samba ne ebbe oltrepassata la porta, la principessa si affacciò alla finestra e, appena gli ebbe dato un’occhiata, esclamò:
Non avevo mai visto un uomo con un aspetto così cavalleresco. Scendete a chiedere di chi si tratta.
Uno dei servitori andò ad indagare e ritornò dicendo: Nobile Principessa, egli è l’erede e l’unico figlio del Re del Sud.
A queste parole la principessa dichiarò: Sposerò lui e nessun altro!
Poiché sua figlia aveva già rifiutato molti nobili, sovrani e principi, il Re fu ben contento di acconsentire alle nozze. Ne fu felice anche il principe Samba che si era innamorato a prima vista di quella principessa alta e maestosa. Si sposarono con grandi festeggiamenti e vissero felici per molti anni.
Un giorno la principessa gli disse: Come vorrei che tornassero dal Nord quei predoni Mori per una delle loro spedizioni di saccheggio! Tu potresti cavalcare in testa alle truppe di mio padre e conquistare la fama di grande guerriero. Sarei tanto contenta se tutta la città risuonasse dell’eco delle tue nobili gesta.
E così parlando lo guardava con gli occhi lucenti, palpitando di emozione. Ma la luce le sparì dallo sguardo e un tremito le corse per le membra quando vide che egli si ritraeva, mormorando tutto agitato:
Non mi parlare più di queste cose! Fu proprio per sfuggire alle battaglie che lasciai il mio paese. Se anche qui ci sarà la guerra, me ne andrò al più presto.
Senza prenderlo sul serio, sua moglie soggiunse: Ti diverti a scherzare con me!
Ma dal suo sguardo comprese che non aveva nessuna voglia di scherzare.
Poco tempo dopo vennero dal Nord i predoni Mori e razziarono molte mandrie e greggi. Non appena il Re lo seppe, radunò le sue truppe perché li inseguissero e decretò che suo genero, il principe Samba, le guidasse in battaglia. Le truppe gridarono dalla gioia, ma per quanto gridassero il principe Samba non comparve ad assumerne il comando.
La principessa lo trovò nascosto in cantina e non poté convincerlo in alcun modo a prendere il suo posto in testa all’esercito. Alla fine, con voce rude e fredda, gli ordinò:
Levati l’armatura, dammela e porgimi anche l’elmo, lo scudo e la lancia.
Guardando timorosamente di qua e di là il principe Samba fece come ella gli diceva e quando si fu tolto la bellissima armatura, incastonata d’oro, la principessa la indossò, abbassò la celata e, senza rivolgere nemmeno uno sguardo al marito, andò nel cortile, balzò sul cavallo e partì in testa alle truppe.
Guidato dalla principessa l’esercito colse una stupenda vittoria contro i predoni e ritornò trionfante con le greggi e le mandrie riconquistate ed un bottino ancor più ricco. Appena tornata la principessa si recò nelle sue stanze dove ritrovò il principe Samba ancora spaventato e mesto.
Non proferì nessuna parola di accusa o di rimprovero, ma si limitò a dirgli:
Quando l'ebbe tolta aggiunse: Ora indossala tu!
Stupito il principe Samba fece come ella gli diceva e la principessa lo guidò al balcone sotto al quale tutto il popolo attendeva per applaudirlo. Nessuno immaginò che non fosse stato lui a guidare l'esercito alla vittoria, tranne il fratello minore della principessa, il quale aveva già sospettato che, sotto l’armatura, vi fosse nascosta la sorella.
Gli altri fratelli lo presero in giro per questo dubbio, ma egli disse:
Se torneranno i Mori vedrete se vaneggio o no. Farò ben attenzione a lasciare un segno sul nostro comandante.
I Mori tornarono, non appena ebbero allestito un’altra banda numerosa ed, ancora una volta, il principe Samba si rifiutò di combattere, lasciando alla moglie il compito di guidare l’esercito, nascosta dietro la sua armatura. Di nuovo ella sconfisse il nemico e ritornò trionfante.
Nel folto della mischia, però, il fratello minore le inferse una lieve ferita alla gamba che lei notò solo quando si tolse l’armatura.
Ma, come il sangue prese a fluire, la principessa barcollò e cadde a terra rivolgendosi a Samba:
Sono ferita, ma non è niente.. per un po’ di tempo non potrò stare in piedi. Metti l’armatura e va fuori dove il popolo t’aspetta, ma prima ferisciti lievemente la gamba nello stesso punto… così nessuno indovinerà che c'ero io a combattere al tuo posto.
Inorridito, il principe Samba esclamò: Come? Ferirmi di mia mano? Farmi del male da me stesso? Ma se è proprio per evitare il dolore che mi sono tenuto lontano dalle battaglie!
Avrei dovuto immaginarlo!, sospirò la principessa, però, non appena il principe Samba si girò per andarsene, ella si piegò in avanti e lo ferì alla gamba con la lancia. Mentre egli gridava dal dolore e dalla sorpresa, lei si coprì la ferita e corse per le scale del palazzo chiedendo che un bravo medico venisse a curare il principe ferito. Il maggiore dei fratelli disse allora al minore:
Hai visto? Avevamo ragione noi a proposito di Samba, è stato proprio lui a guidarci in battaglia.
Il minore dei principi seguitò a scuotere la testa, dubbioso. Appena due giorni dopo ritornarono i Mori con un esercito completo guidato dal loro capo supremo. Il tamburo rullò chiamando tutti a raccolta per la battaglia, allora la principessa si alzò e andò da suo marito dicendo:
Samba, la mia ferita è peggiore di quanto non credessi. Non riesco quasi a camminare, né posso montare sul cavallo senza aiuto. Oggi non sono in grado di prendere il tuo posto, devi andare tu.
Samba rimase senza fiato:
Che idea! Non ho mai sentito stupidaggini simili! Potrei restare ferito o anche ucciso. Il Re ha tre figli, perché non far guidare l’esercito da uno di loro?
La principessa rispose:
Sono troppo giovani, i soldati non ubbidirebbero.
Ebbene, io non posso andare! replicò Samba decisamente.
E la principessa: Va bene, ma almeno aiutami a sellare il cavallo. E metti l’armatura nel caso che qualcuno ci veda, possiamo rivestirci tranquillamente dopo.
Il principe Samba annuì soddisfatto e si recò alle scuderie dove il cavallo fu presto sellato. Allora la principessa disse:
Esci a cavallo dalla porta della città, ma ordina all’esercito di attendere, mentre tu andrai avanti per esplorare la strada. Io prenderò la scorciatoia e ti aspetterò dietro il boschetto.
Il principe Samba accettò con piacere, pensando:
“Se non viene posso sempre nascondermi nel bosco e starmene al sicuro.”
E così montò a cavallo e prese le redini.
Non appena fu in arcione la principessa dette al cavallo una tale frustata che la bestia strinse il morso tra i denti, attraversò la città uscendo dalla porta come un uragano e con tutto l’esercito dietro di sé, così che il principe Samba non riuscì a fermarlo in alcun modo.
Un momento dopo i soldati attaccarono l’intero esercito dei predoni Mori e combatterono disperatamente, in un furioso corpo a corpo.
Fu allora che a Samba, il Pauroso, parve che accadesse un miracolo: non appena si rese conto di dover combattere per forza, prese a vibrar colpi con buona lena e scoprì che, fino a quel momento, non aveva avuto timore che della paura stessa. Una volta che l'ebbe vinta, combatté così bene e così coraggiosamente da sgominare i suoi avversari. Ritornò vittorioso a deporre i trofei della vittoria davanti al vecchio Re il quale esclamò:
Figlio mio, come posso dimostrarti che sono orgoglioso di te e che ti sono infinitamente grato per il modo meraviglioso col quale hai sconfitto i nostri nemici?
Il principe Samba, che ormai non era più un pauroso, gli rispose francamente:
Padre mio, è tua figlia, la mia adorata consorte che tu devi ringraziare, non me. E’ merito suo se sono riuscito a trarre il Coraggio dalla mia Paura. Essa ha infatti tramutato quel pusillanime che ero in un uomo nuovo, un uomo che oggi ha vinto ben 2 battaglie!

Audio: Flory Brown (florybrowntour.it - Lic. CC BY ND 4.0)

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