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I pastori
Settembre, andiamo. È tempo di migrare.
Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all'Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.

Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d'acqua natia
rimanga ne' cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d'avellano.

E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!

Ora lungh'esso il litoral cammina
La greggia. Senza mutamento è l'aria.
Il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquio, calpestio, dolci romori.

Ah perché non son io co' miei pastori?

Gabriele D'Annunzio

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INFORMAZIONI SULLA POESIA
E' stata visualizzata 4068 volte.
E' stata votata 7 volte.
Pubblicata in data 04/05/13.
E' lunga 876 caratteri.
L'autore è Gabriele D'Annunzio: Scrittore, poeta, drammaturgo, giornalista e politico
Nascita: Pescara il 12/03/1863data morte il 01/03/1938
A soli sedici anni, mentre frequenta un rinomato liceo di Prato, pubblica “Primo vere”, sua prima raccolta di poesie. Sfacciato e disinibito si da giovane, si sposta a Roma per proseguire gli studi mai terminati in Lettere; qui lavora per un decennio come giornalista e sposa la duchessa Maria Hardouin da cui ha tre figli. E' in .. Continua »

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