Perché le stelle muoiono?
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E' difficile da immaginare, ma nonostante la vita di una stella possa durare miliardi e miliardi di anni, la sua luce prima o poi è destinata a spegnersi. Nel corso del tempo infatti il calore emesso da questi brillanti corpi celesti subisce lentissime variazioni che dipendono soprattutto dalla massa posseduta.
Dopo la nascita lo scintillio delle stelle sopravvive anche per un lunghissimo periodo di tempo in una fase di stabilità (chiamata sequenza principale, la cui durata dipende sia dalla massa che dalla luminosità) grazie al processo di fusione nucleare che converte l'idrogeno di cui sono largamente costituite, nel secondo gas più diffuso nell'universo, l'elio.
Durante la sequenza principale ogni stella produce costantemente un flusso di gas carico, un vento che riversa materia stellare nell'universo e che è responsabile della graduale riduzione della massa. Il vento solare è tanto più intenso quanto più è grande la massa della stella: poiché la morte di una stella è causata dall'esaurimento dell'idrogeno, quelle più piccole, consumandolo più lentamente, vivono anche per centinaia di miliardi di anni, un'aspettativa di vita molto maggiore rispetto alle compagne più imponenti.
Una volta terminato l'idrogeno a disposizione, la massa di una stella influisce anche sulla sua imminente morte: mentre le più piccole nane rosse (con massa solare tra 0,08 e 0,4) collassano dando gradualmente origine a stelle azzurre, che si tramutano poi in nane bianche e successivamente in nane nere, quelle con massa media (tra 0,4 e 8, come il Sole), subiscono una fase di forte instabilità che ne provoca la trasformazione in fredde ma splendenti giganti rosse.
L'instabilità di una stella che supera le 8 masse solari porta invece alla formazione della supergigante rossa i cui strati, esplodendo, possono incrementare il volume fino a cento milioni di volte, dando così origine alla cosiddetta supernova, dal cui nucleo possono talvolta nascere buchi neri e stelle di neutroni.
Le supermassicce, dotate di massa solare superiore a 30, finiscono per tramutarsi nelle cosiddette stelle di Wolf-Rayet, caratterizzate da altissime temperature e venti stellari più veloci di 2.000 chilometri al secondo.
Dopo la nascita lo scintillio delle stelle sopravvive anche per un lunghissimo periodo di tempo in una fase di stabilità (chiamata sequenza principale, la cui durata dipende sia dalla massa che dalla luminosità) grazie al processo di fusione nucleare che converte l'idrogeno di cui sono largamente costituite, nel secondo gas più diffuso nell'universo, l'elio.
Durante la sequenza principale ogni stella produce costantemente un flusso di gas carico, un vento che riversa materia stellare nell'universo e che è responsabile della graduale riduzione della massa. Il vento solare è tanto più intenso quanto più è grande la massa della stella: poiché la morte di una stella è causata dall'esaurimento dell'idrogeno, quelle più piccole, consumandolo più lentamente, vivono anche per centinaia di miliardi di anni, un'aspettativa di vita molto maggiore rispetto alle compagne più imponenti.
Con una massa relativamente piccola, l'esistenza del Sole, che è la stella più conosciuta ed essenziale del nostro sistema planetario, sembra poter durare altri cinque miliardi di anni.
Una volta terminato l'idrogeno a disposizione, la massa di una stella influisce anche sulla sua imminente morte: mentre le più piccole nane rosse (con massa solare tra 0,08 e 0,4) collassano dando gradualmente origine a stelle azzurre, che si tramutano poi in nane bianche e successivamente in nane nere, quelle con massa media (tra 0,4 e 8, come il Sole), subiscono una fase di forte instabilità che ne provoca la trasformazione in fredde ma splendenti giganti rosse.
L'instabilità di una stella che supera le 8 masse solari porta invece alla formazione della supergigante rossa i cui strati, esplodendo, possono incrementare il volume fino a cento milioni di volte, dando così origine alla cosiddetta supernova, dal cui nucleo possono talvolta nascere buchi neri e stelle di neutroni.
Le supermassicce, dotate di massa solare superiore a 30, finiscono per tramutarsi nelle cosiddette stelle di Wolf-Rayet, caratterizzate da altissime temperature e venti stellari più veloci di 2.000 chilometri al secondo.
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