Diverse statue Egiziane hanno il naso mutilato proprio come la grande Sfinge di Giza, questo particolare per decenni non ha mai insospettito storici ed archeologi che pensavano ad un naturale deterioramento dovuto al tempo ed alle intemperie.
In alcuni casi era stato ipotizzato che i modelli e le tecniche costruttive utilizzate per costruire queste statue avessero debolezze o difetti proprio sulla parte facciale e particolarmente su naso, senza tuttavia trovarne un riscontro effettivo.

In seguito, grazie alle osservazioni del noto archeologo ed egittologo americano Edward Bleiberg, si è notato che il fenomeno era presente anche nei rilievi, infatti numerose figure presentavano questa curiosa ferita o abrasione proprio sul naso, mentre il resto delle figure era spesso integro.
Da qui nasce la teoria che i nasi siamo stati volutamente rovinati in passato. Secondo questa ipotesi, infatti, per gli egizi la statua di un dio poteva essere abitata dallo stesso dio rappresentato, così come l’immagine di un defunto può evocare parte della sua anima. Quindi la rottura o asportazione dei nasi avrebbe depotenziato o interrotto il potere associato all’immagine sacra.
Ma la parte più sorprendente di questa teoria, elaborata da Bleiberg, riguarda i motivi per cui i vandali si sarebbero accaniti specificatamente sui nasi e non su altre parti del viso o del corpo, pare infatti che il furore sui nasi deriverebbe dalla convinzione che la loro rottura avrebbe compromesso le funzioni primarie, impedendo la respirazione alle anime delle divinità.
Coloro che si accanivano sulle statue, commissionando la mutilazione dei nasi, non erano motivati dalla paura che una divinità potesse vendicarsi su di loro, ma probabilmente intendevano nuocere alla reputazione dei loro predecessori per mettere maggiormente in risalto la loro figura a livello sociale e storico.