
Quando è stata prodotta la prima Vespa?
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C’è un suono che basta da solo a evocare l’Italia del dopoguerra, fatta di sogni che ripartono, di strade polverose da riscoprire, di venti tra i capelli in una domenica di primavera. Quel suono è il ronzio della Vespa. Ma quando ha preso vita questo simbolo così potente?
La Vespa non è solo uno scooter: è un’icona. E la sua storia comincia ufficialmente il 23 aprile 1946, quando la Piaggio deposita il brevetto di un veicolo rivoluzionario per l’epoca. Il progetto porta la firma di Corradino d'Ascanio, un ingegnere aeronautico che con le motociclette aveva un rapporto... diciamo complicato. Non le amava, le trovava scomode, sporche, complicate. Proprio per questo motivo ne ha disegnato una come avrebbe voluto fosse: semplice, elegante, funzionale.
È ironico pensare che dietro al mezzo più amato dai centauri urbani ci sia chi in moto non ci sarebbe mai salito. Ma forse è proprio questo il segreto: la Vespa nasce per chi non si è mai sentito motociclista, ma voleva muoversi con stile.

Modello Piaggio Paperino (1944)
Un mezzo ancora grezzo, chiamato MP5, che però non conquista il cuore del fondatore Enrico Piaggio. Il design è troppo “motociclistico”, poco elegante. Viene scartato. E meno male, verrebbe da dire.
Solo due anni dopo, il colpo di fulmine. Il nuovo prototipo di d'Ascanio viene presentato a Enrico Piaggio, che appena lo vede esclama: “Sembra una vespa!” Da lì il nome, e la registrazione ufficiale come “una motocicletta a complesso razionale di organi ed elementi con telaio combinato con parafanghi e cofano ricoprenti tutta la parte meccanica”. Non proprio poesia, certo, ma efficace.
La prima Vespa è un piccolo gioiello di ingegno italiano: tre marce, motore da 3,2 cavalli, una velocità massima di 60 km/h. Semplice da guidare, protettiva, perfetta anche per chi indossava una gonna. E a proposito di gonne: vi dice niente “Vacanze romane”? Audrey Hepburn, Gregory Peck e quella mitica scena con lo scooter a zonzo per Roma. Una pubblicità mondiale in anticipo sui tempi.
Audrey Hepburn
La Vespa fece il giro del mondo prima ancora che fosse di moda dire “made in Italy”. E pensare che costava 68 mila lire, l’equivalente di una trentina di euro di oggi. Una cifra che può sembrare ridicola adesso, ma all’epoca rappresentava un piccolo investimento per la libertà.
Ma perché la Vespa ha resistito al tempo? Perché è riuscita a cambiare restando sé stessa. Piaggio l’ha ridisegnata più volte, ma senza mai snaturarla. E la gente ha continuato ad amarla. Non solo in Italia, ma ovunque. In ogni angolo del pianeta, c’è almeno una persona che sogna di possederne una.
Un simbolo, una cultura, una rivoluzione su due ruote. E tutto è cominciato con l’idea di un ingegnere che non voleva più sporcarsi le mani.
La Vespa non è solo uno scooter: è un’icona. E la sua storia comincia ufficialmente il 23 aprile 1946, quando la Piaggio deposita il brevetto di un veicolo rivoluzionario per l’epoca. Il progetto porta la firma di Corradino d'Ascanio, un ingegnere aeronautico che con le motociclette aveva un rapporto... diciamo complicato. Non le amava, le trovava scomode, sporche, complicate. Proprio per questo motivo ne ha disegnato una come avrebbe voluto fosse: semplice, elegante, funzionale.
È ironico pensare che dietro al mezzo più amato dai centauri urbani ci sia chi in moto non ci sarebbe mai salito. Ma forse è proprio questo il segreto: la Vespa nasce per chi non si è mai sentito motociclista, ma voleva muoversi con stile.
I primi passi di questa storia, però, affondano le radici un po’ più indietro, nel pieno della Seconda guerra mondiale. Gli stabilimenti Piaggio, originariamente a Pontedera (PI), vengono spostati nel biellese per sfuggire ai bombardamenti. È proprio lì, a Biella, che nasce il primo esperimento di motoscooter Piaggio: il Paperino.

Modello Piaggio Paperino (1944)
Un mezzo ancora grezzo, chiamato MP5, che però non conquista il cuore del fondatore Enrico Piaggio. Il design è troppo “motociclistico”, poco elegante. Viene scartato. E meno male, verrebbe da dire.
Solo due anni dopo, il colpo di fulmine. Il nuovo prototipo di d'Ascanio viene presentato a Enrico Piaggio, che appena lo vede esclama: “Sembra una vespa!” Da lì il nome, e la registrazione ufficiale come “una motocicletta a complesso razionale di organi ed elementi con telaio combinato con parafanghi e cofano ricoprenti tutta la parte meccanica”. Non proprio poesia, certo, ma efficace.
La prima Vespa è un piccolo gioiello di ingegno italiano: tre marce, motore da 3,2 cavalli, una velocità massima di 60 km/h. Semplice da guidare, protettiva, perfetta anche per chi indossava una gonna. E a proposito di gonne: vi dice niente “Vacanze romane”? Audrey Hepburn, Gregory Peck e quella mitica scena con lo scooter a zonzo per Roma. Una pubblicità mondiale in anticipo sui tempi.
Audrey Hepburn
La Vespa fece il giro del mondo prima ancora che fosse di moda dire “made in Italy”. E pensare che costava 68 mila lire, l’equivalente di una trentina di euro di oggi. Una cifra che può sembrare ridicola adesso, ma all’epoca rappresentava un piccolo investimento per la libertà.
Ma perché la Vespa ha resistito al tempo? Perché è riuscita a cambiare restando sé stessa. Piaggio l’ha ridisegnata più volte, ma senza mai snaturarla. E la gente ha continuato ad amarla. Non solo in Italia, ma ovunque. In ogni angolo del pianeta, c’è almeno una persona che sogna di possederne una.
Un simbolo, una cultura, una rivoluzione su due ruote. E tutto è cominciato con l’idea di un ingegnere che non voleva più sporcarsi le mani.
Tag: Vespa Moto
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