
Smartphone caduto in acqua, cosa fare subito per salvarlo?
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Scopri i passaggi da seguire se il telefono cade in acqua senza danneggiarlo
Uno smartphone che finisce in acqua non è sempre destinato a diventare inutilizzabile. Certo, il rischio è alto, soprattutto se si parla di acqua salata o sporca, ma molto dipende da come ci si muove nei primi minuti. L’acqua può portare a cortocircuiti e corrosioni interne, e spesso è questione di attimi.
La prima cosa da fare è semplice: spegnerlo subito. Tenerlo acceso mentre è bagnato significa dare corrente a circuiti che non dovrebbero riceverla in quelle condizioni. Alcuni test mostrano che anche pochi secondi possono bastare a creare danni permanenti. Resistere all’istinto di provare se funziona ancora è difficile, ma è un errore che può costare caro.
Poi viene la parte più pratica: togliere tutto quello che si può. Cover, scheda SIM, microSD, cuffie. Ogni componente che rimane montato trattiene umidità e rende più complicata l’asciugatura. Se il telefono ha una batteria rimovibile, va estratta senza esitazione. Sui modelli moderni questo non si può fare, purtroppo.
Molti pensano al phon come soluzione rapida, ma non è l’idea migliore: il calore e il getto d’aria rischiano di spingere l’acqua ancora più in profondità. Meglio affidarsi a metodi più lenti. Il più efficace resta il sacchetto con bustine di gel di silice, quelle che si trovano spesso nelle confezioni di prodotti elettronici. Il riso, che molti usano, funziona molto meno e i test lo hanno confermato: assorbe poco e troppo lentamente.
Il tempo di attesa gioca un ruolo cruciale. Aspettare almeno 24 o meglio 48 ore prima di riaccendere lo smartphone aumenta le possibilità di salvataggio. Anticipare i tempi è rischioso. Evitare anche di scuoterlo, perché le gocce residue potrebbero spostarsi verso parti ancora sane.
C’è da dire che diversi modelli recenti hanno certificazioni come IP67 o IP68, che offrono una certa resistenza all’acqua. Attenzione però: non significa che siano invincibili. L’acqua salata, ad esempio, è molto più aggressiva, e un contatto prolungato può danneggiare anche telefoni certificati. In questi casi sciacquare subito con acqua dolce può limitare i danni.
Se, dopo l’asciugatura, il dispositivo non si accende o mostra comportamenti anomali, non resta che rivolgersi a un tecnico. Le officine specializzate hanno strumenti per pulire e rimuovere i residui, operazioni impossibili da fare in casa senza rischiare di peggiorare tutto.
In breve, il destino di uno smartphone bagnato non è scritto in anticipo. Spegnere subito, rimuovere accessori, scegliere un metodo di asciugatura corretto e avere pazienza: sono i passaggi che davvero possono fare la differenza.
Domande ricorrenti e consigli
È possibile recuperare dati da un telefono che non si accende più?
In certi casi sì. Con strumenti specifici un tecnico può leggere la memoria anche se lo smartphone non dà segni di vita. Non è sicuro al cento per cento, ma se ci sono foto o documenti importanti vale la pena tentare.
Meglio un ventilatore o un deumidificatore per asciugare?
Un ventilatore che soffia aria a temperatura ambiente aiuta a far evaporare l’umidità. Un piccolo deumidificatore in un contenitore sigillato funziona, anche se non è una soluzione miracolosa. Sono metodi utili ma non garantiscono la completa asciugatura.
La resistenza IP67 o IP68 si mantiene nel tempo?
Non proprio. Con l’usura, i colpi e l’esposizione a cloro o sale, le guarnizioni perdono efficacia. La certificazione indica una condizione di fabbrica, ma non dura per sempre. È bene tenerne conto prima di rischiare immersioni.
Si può usare l’aria compressa per togliere l’acqua da porte o altoparlanti?
Meglio di no. L’aria compressa spinge spesso le gocce ancora più in profondità, e allora il danno peggiora. Una soluzione più prudente è tenere il telefono inclinato verso il basso e asciugare i bordi con carta assorbente.
La prima cosa da fare è semplice: spegnerlo subito. Tenerlo acceso mentre è bagnato significa dare corrente a circuiti che non dovrebbero riceverla in quelle condizioni. Alcuni test mostrano che anche pochi secondi possono bastare a creare danni permanenti. Resistere all’istinto di provare se funziona ancora è difficile, ma è un errore che può costare caro.
Poi viene la parte più pratica: togliere tutto quello che si può. Cover, scheda SIM, microSD, cuffie. Ogni componente che rimane montato trattiene umidità e rende più complicata l’asciugatura. Se il telefono ha una batteria rimovibile, va estratta senza esitazione. Sui modelli moderni questo non si può fare, purtroppo.
Molti pensano al phon come soluzione rapida, ma non è l’idea migliore: il calore e il getto d’aria rischiano di spingere l’acqua ancora più in profondità. Meglio affidarsi a metodi più lenti. Il più efficace resta il sacchetto con bustine di gel di silice, quelle che si trovano spesso nelle confezioni di prodotti elettronici. Il riso, che molti usano, funziona molto meno e i test lo hanno confermato: assorbe poco e troppo lentamente.
Il tempo di attesa gioca un ruolo cruciale. Aspettare almeno 24 o meglio 48 ore prima di riaccendere lo smartphone aumenta le possibilità di salvataggio. Anticipare i tempi è rischioso. Evitare anche di scuoterlo, perché le gocce residue potrebbero spostarsi verso parti ancora sane.
C’è da dire che diversi modelli recenti hanno certificazioni come IP67 o IP68, che offrono una certa resistenza all’acqua. Attenzione però: non significa che siano invincibili. L’acqua salata, ad esempio, è molto più aggressiva, e un contatto prolungato può danneggiare anche telefoni certificati. In questi casi sciacquare subito con acqua dolce può limitare i danni.
Se, dopo l’asciugatura, il dispositivo non si accende o mostra comportamenti anomali, non resta che rivolgersi a un tecnico. Le officine specializzate hanno strumenti per pulire e rimuovere i residui, operazioni impossibili da fare in casa senza rischiare di peggiorare tutto.
In breve, il destino di uno smartphone bagnato non è scritto in anticipo. Spegnere subito, rimuovere accessori, scegliere un metodo di asciugatura corretto e avere pazienza: sono i passaggi che davvero possono fare la differenza.

È possibile recuperare dati da un telefono che non si accende più?
In certi casi sì. Con strumenti specifici un tecnico può leggere la memoria anche se lo smartphone non dà segni di vita. Non è sicuro al cento per cento, ma se ci sono foto o documenti importanti vale la pena tentare.
Meglio un ventilatore o un deumidificatore per asciugare?
Un ventilatore che soffia aria a temperatura ambiente aiuta a far evaporare l’umidità. Un piccolo deumidificatore in un contenitore sigillato funziona, anche se non è una soluzione miracolosa. Sono metodi utili ma non garantiscono la completa asciugatura.
La resistenza IP67 o IP68 si mantiene nel tempo?
Non proprio. Con l’usura, i colpi e l’esposizione a cloro o sale, le guarnizioni perdono efficacia. La certificazione indica una condizione di fabbrica, ma non dura per sempre. È bene tenerne conto prima di rischiare immersioni.
Si può usare l’aria compressa per togliere l’acqua da porte o altoparlanti?
Meglio di no. L’aria compressa spinge spesso le gocce ancora più in profondità, e allora il danno peggiora. Una soluzione più prudente è tenere il telefono inclinato verso il basso e asciugare i bordi con carta assorbente.
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