Come si abbrevia Per Esempio?
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In italiano, una delle espressioni più abbreviate nella corrispondenza è proprio 'per esempio'. Ma qual è la forma giusta da usare quando si vuole abbreviare?
La risposta è semplice: “p. es.”. Due lettere, ognuna seguita da un punto, con uno spazio nel mezzo. È questa la forma preferita nei testi curati, nei manuali, negli articoli scritti con un minimo di rigore.
Esiste anche una variante più sintetica, “p.e.”, ma si trova più facilmente in appunti personali o in contesti informali. Meno raccomandata, quindi, se si scrive per un pubblico ampio o in situazioni un po’ più ufficiali.

Va detto che in italiano non abbiamo nulla di così compatto e radicato come il e.g. inglese. Nel nostro caso, p. es. resta comunque qualcosa che si legge molto più facilmente che si dice. Nella lingua parlata, quasi nessuno abbrevia “per esempio”, perché risulterebbe innaturale. Ma nello scritto ha il suo perché, soprattutto se usata con un minimo di attenzione.

Un uso tipico potrebbe essere questo:

Alcuni alimenti ricchi di vitamina C sono, p. es., il kiwi, il ribes, il peperone.

Funziona, è leggibile, ed evita una ripetizione continua della formula estesa. Ma ci vuole misura. Nei testi destinati a lettori non abituati alle abbreviazioni, meglio andare sul sicuro e usare la forma completa. È solo questione di buon senso.

Un consiglio utile? Decidi una forma e usala con coerenza. Mischiare “p. es.”, “p.e.” e la versione intera rischia di far sembrare il testo meno curato. Non è una questione di regole assolute, ma di equilibrio, quello sì.

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Tag: Abbreviazioni  









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