
Quando finirà la pandemia da Coronavirus?
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Ad oggi la pandemia di coronavirus SARS-CoV-2 ha provocato nel mondo oltre 40 milioni di contagi e più di un milione e 100 mila morti e nonostante ciò non siamo in grado di dire quando tutto questo avrà fine. E' sicuramente possibile formulare delle ipotesi, considerando dati matematici e sperando nella distribuzione di un vaccino efficace, tuttavia un metodo valido per capire come potrebbe evolvere la pandemia è guardare al passato, ovvero in che modo si sono evolute le pandemie che ci hanno colpito nel corso della storia.
Nükhet Varlik, docente di Storia presso l'Università della Carolina del Sud ed esperta nello studio delle malattie infettive che hanno colpito l'uomo negli anni, ha spiegato nel dettaglio quali tecniche stanno usando gli epidemiologi per prevedere la fine della pandemia, facendo inoltre una panoramica su quelle emerse in passato. Secondo gli studi "Modelling the COVID-19 epidemic and implementation of population-wide interventions in Italy" e "Ensemble Forecasts of Coronavirus Disease 2019 (COVID-19)" non sappiamo quando finirà la pandemia, o quanti decessi ci saranno a causa del coronavirus, poiché le variabili in campo sono molte.
La professoressa Varlik evidenzia che "praticamente ogni patogeno che ha colpito le persone negli ultimi migliaia di anni è ancora con noi, perché è quasi impossibile eliminarlo completamente". L'unica malattia che è stata debellata grazie al vaccino è stata il vaiolo, moltissime sono invece le malattie con le quali conviviamo da tempo: la malaria ad esempio, della quale solo nel 2018 sono stati diagnosticati ben 228 milioni di casi con oltre 400mila morti registrati in tutto il mondo, è ancora ben radicata in diversi Paesi in via di sviluppo; la Spagnola diffusasi tra il 1918 e il 1920 e poi improvvisamente scomparsa dopo due anni poiché evoluta in una semplice influenza stagionale e poi ancora la tubercolosi (scoperta nel 1882), il morbillo (comparso già nel VI secolo a.C.) , la lebbra (identificata per la prima volta nel 1873) e la peste (la più nota fu la peste nera, nella metà del XIV secolo) sono presenti ancora oggi.
Come si comporterà invece il Covid-19? E quando finirà la pandemia? Come dimostrano i dati della stagione estiva, le alte temperature, specialmente in alcune parti del mondo, non hanno contribuito alla diminuzione dei contagi; per quanto riguarda invece la cosiddetta "immunità di gregge", ovvero la capacità di un gruppo di resistere all’attacco di un’infezione verso la quale una grande proporzione dei membri del gruppo è immune, in mancanza di un vaccino questa è un traguardo utopistico e, nel caso in cui fossero disponibili vaccini sicuri ed efficaci, è comunque necessaria una campagna vaccinale globale, altrimenti il virus potrebbe sparire in alcuni luoghi e continuare a propagarsi in altre. La speranza dei virologi è che l'irruenza del virus diminuisca col passare del tempo, ma al momento i segnali di questa ridotta letalità non sembrano esserci.
Secondo quanto riportato da un articolo del New York Times del 10 maggio 2020 sono due i momenti fondamentali per dichiarare conclusa una pandemia: la fine sanitaria, ovvero quando crollano l’incidenza e la mortalità, e quella sociale, quando sparisce la paura dovuta alla malattia.
Attualmente, come scritto in un comunicato dell'Ospedale Bambin Gesù, "sono ancora molte le incertezze che non ci permettono di fare previsioni sulla fine della pandemia, il recente nuovo aumento dei casi desta preoccupazione ma non deve farci dimenticare che l'isolamento in caso di sintomi respiratori, le misure di distanziamento sociale, l'uso delle mascherine, e la corretta igiene delle mani sono armi potenti contro COVID-19 sia per l'individuo che per la comunità."
Nükhet Varlik, docente di Storia presso l'Università della Carolina del Sud ed esperta nello studio delle malattie infettive che hanno colpito l'uomo negli anni, ha spiegato nel dettaglio quali tecniche stanno usando gli epidemiologi per prevedere la fine della pandemia, facendo inoltre una panoramica su quelle emerse in passato. Secondo gli studi "Modelling the COVID-19 epidemic and implementation of population-wide interventions in Italy" e "Ensemble Forecasts of Coronavirus Disease 2019 (COVID-19)" non sappiamo quando finirà la pandemia, o quanti decessi ci saranno a causa del coronavirus, poiché le variabili in campo sono molte.
La professoressa Varlik evidenzia che "praticamente ogni patogeno che ha colpito le persone negli ultimi migliaia di anni è ancora con noi, perché è quasi impossibile eliminarlo completamente". L'unica malattia che è stata debellata grazie al vaccino è stata il vaiolo, moltissime sono invece le malattie con le quali conviviamo da tempo: la malaria ad esempio, della quale solo nel 2018 sono stati diagnosticati ben 228 milioni di casi con oltre 400mila morti registrati in tutto il mondo, è ancora ben radicata in diversi Paesi in via di sviluppo; la Spagnola diffusasi tra il 1918 e il 1920 e poi improvvisamente scomparsa dopo due anni poiché evoluta in una semplice influenza stagionale e poi ancora la tubercolosi (scoperta nel 1882), il morbillo (comparso già nel VI secolo a.C.) , la lebbra (identificata per la prima volta nel 1873) e la peste (la più nota fu la peste nera, nella metà del XIV secolo) sono presenti ancora oggi.

Secondo quanto riportato da un articolo del New York Times del 10 maggio 2020 sono due i momenti fondamentali per dichiarare conclusa una pandemia: la fine sanitaria, ovvero quando crollano l’incidenza e la mortalità, e quella sociale, quando sparisce la paura dovuta alla malattia.
Attualmente, come scritto in un comunicato dell'Ospedale Bambin Gesù, "sono ancora molte le incertezze che non ci permettono di fare previsioni sulla fine della pandemia, il recente nuovo aumento dei casi desta preoccupazione ma non deve farci dimenticare che l'isolamento in caso di sintomi respiratori, le misure di distanziamento sociale, l'uso delle mascherine, e la corretta igiene delle mani sono armi potenti contro COVID-19 sia per l'individuo che per la comunità."
Tag: Coronavirus
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